San Menaio, una meta da scoprire!

Una bellissima strada panoramica ( la SS 89 ), lungo la costa garganica, sospesa tra le onde del mare e le colline verdeggianti, porta alla località balneare di San Menaio.

Secondo un’antichissima teoria il nome di San Menaio è da attribuire alla dea Mena, dea della fertilità e delle mestruazioni, citata da Sant’Agostino, sulla sua “ Città di Dio “, inoltre, come riferisce il Santo, già in “ Antiquitates rerum divinarum “ di Varrone, è presente il nome della dea Mena, dea del mestruo. In un territorio selvaggio come il Gargano, profondamente segnato dai culti delle civiltà dei suoi abitanti, i Dauni, i miti pagani si conservarono per molti secoli dopo la nascita di Cristo. Quando i monaci Benedettini arrivarono nel Gargano, durante l’alto Medioevo, cercarono di convertire i costumi e le credenze trasformando anche il nome del luogo cosicché Mena divenne San Menaio.

Secondo un’altra ipotesi il nome San Menaio va ricondotto al periodo delle prime incursioni saracene lungo le coste pugliesi e che racconta dell’apparizione di San Mena, santo guerriero di origine araba, che apparve sulla spiaggia per respingere una flotta di pirati Saraceni, salvando la popolazione da sciagure e saccheggi. A testimonianza della sua esistenza numerosi documenti, di cui uno risalente al 1176, parlano di una chiesa dedicata al suo culto. La chiesa era situata lungo la stradina che unisce la località di Capotondo con quella nota come Ginestra, nelle cui vicinanze, durante i lavori di costruzione di una strada, vennero alla luce alcune sepolture. La chiesetta esisteva ancora nel Seicento quando, durante le visite dell’arcivescovo Manfredonia, il cardinale Orsini, si parlava della chiesa e di una “ Torre di San Menaio “. Quest’ultima opera militare fu costruita per difendere il piccolo approdo locale anticamente esistente nel luogo e accanto ad esso e alla torre si formò un primo villaggio, trasformato poi nell’attuale località balneare di San Menaio.

Questa località turistica è caratterizzata dalla presenza, a Levante, dalla lussureggiante contrada Valazzo disseminata di villette che si ergono nella Pineta Marzini con stupendi affacci sul mare, la quale pineta è caratterizzata dalla presenza di Pini d’Aleppo, molti dei quali secolari e di grandi dimensioni. Questa pineta rappresenta uno dei più interessanti ambenti naturali del promontorio garganico dove nel profumato sottobosco crescono il mirto, il lentisco e l’olivastro. Verso l’interno ai Pini si sostituiscono i Carrubi e gli Olivi; ad Occidente, verso Rodi Garganico, invece, si susseguono agrumeti, nespoli, melograni e fichi. La tradizione vuole che furono i Benedettini ad iniziare la coltivazione diretta dei loro frutti e tramandarne la tradizione sino a giungere ai giorni nostri, facendone uno dei commerci più floridi del Gargano.